Nell’abside maggiore della Chiesa di San Vito Martire c’è una tempera firmata “ADSF 1745” raffigurante la Madonna con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria. In basso a sinistra è dipinto il celebre sky line di Forio, allora come oggi dominato dal Torrione, la più grande e importante delle torri saracene presenti in paese.

Il messaggio è abbastanza esplicito: i due santi invocano la protezione della Madre di Gesù per il comune più esteso dell’isola d’Ischia, il territorio di cui San Vito è appunto il patrono e la Basilica Pontificia a Lui dedicata la chiesa più antica e importante.

ADSF è l’acronimo di Alfonso Di Spigna (1697-1785) il pittore locale che con i suoi quadri ha maggiormente contribuito alla diffusione della fede tra gli strati popolari dell’isola d’Ischia in un’epoca, il XVIII secolo, in cui la lettura era appannaggio dei soli ceti più abbienti. L’arte sacra diventava così vera e propria “Bibbia dei poveri” (“Biblia pauperum” in latino) e di conseguenza i pittori cui le gerarchie ecclesiastiche affidavano la committenza degli affreschi, (diventavano) attori sociali assai in vista nella comunità.

Proprio come Di Spigna che in vita fu un ricco proprietario terriero, ben retribuito per le sue opere nonchè egli stesso razionale e priore della Congrega di Visitapoveri, che in qualche modo divenne la “sua” pinacoteca, la Chiesa dove più è possibile approfondire la creatività dell’artista lacchese di cui appare subito evidente, anche all’occhio profano, la ricerca attorno i temi della compostezza e della grazia in pittura.

Non sono però i tondi che affrescano le pareti di Visitapoveri i quadri più riusciti, quelli che meglio ne definiscono la poetica, come del resto tra i più riusciti non c’è sicuramente la Madonna con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria che domina l’altare maggiore di San Vito.

A giudizio della critica, le opere che meglio raccontano il talento di Alfonso Di Spigna sono due: il “Compianto sul Cristo Morto” che orna la sagrestia della chiesa di San Vito Martire e, soprattutto, la “Pentecoste” che ammiriamo nell’abside della Chiesa Collegiata dello Spirito Santo a Ischia Ponte.

Quest’ultima è l’opera della maturità, realizzata nel 1768 a 71 anni “suonati. In alto, ben visibile, una corona di angeli tripudianti attorno alla colomba dello Spirito Santo; in basso gli apostoli riuniti attorno la Vergine, la cui centralità crea il legame tra i due gruppi, tra il “sopra” e il “sotto“.

Secondo Giuseppe Alparone, il critico che più si è occupato di Alfonso Di Spigna, è in questa tela che la circolarità, la grazia e la compostezza sopra richiamate esprimono meglio la poetica “neoclassica” dell’artista, in aperto contrasto con il tardo-manierismo di Cesare Calise, l’altro pennello sacro che pure molto aveva contribuito nel secolo precedente, il ‘600, ad affrescare le chiese in giro per i casali dell’isola d’Ischia.

Tante altre le opere in giro per l’isola di Alfonso Di Spigna, morto alla veneranda età di 88 anni, vero e proprio record per le aspettative di vita del XVIII secolo. Innanzitutto nell’altra Basilica Minore di Forio, la Chiesa di Santa Maria di Loreto, e poi nelle chiese di San Michele Arcangelo, frazione di Monterone e in quella di San Francesco Di Paola, località Zaro.

La conoscenza di questo artista “minore è un elemento imprescindibile per la più generale conoscenza del “genius loci” dell’isola più grande e bella del Golfo di Napoli, animata – abbiamo visto – da un profonda religiosità popolare che ancora oggi scandisce una parte importante della vita comunitaria.