Vivara è la più piccola delle isole flegree. Dal punto di vista geologico, insieme alla vicina collina di Santa Margherita, costituisce la parte emersa di un cratere vulcanico sottomarino aperto sul versante meridionale dall’incantevole golfo di Gènito, dal 2007, non a caso, sotto la tutela dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno. Dal 2002, invece, l’isola è Riserva Naturale Statale, a protezione dell’inestimabile valore naturalistico della sua macchia mediterranea, talmente rigogliosa che la flora sub arbustiva raggiunge qui dimensioni notevoli, in molti casi arboree.

Un cancello al termine della salita di Santa Margherita Vecchia
dà accesso al ponte che collega Procida e Vivara. Poche centinaia di metri e si arriva a una scala in pietra che fu costruita negli anni ’30 per consentire alla principessa Maria Josè, moglie di Umberto II di Savoia, di visitare l’isola nella maniera più agevole possibile. Il ponte è di proprietà dell’Acquedotto Campano e convoglia le tubature che garantiscono l’approviggionamento idrico dell’isola d’Ischia.

In cima alla scala la “Casa del Caporale”, una piccola costruzione alla cui base è situato il secondo cancello di accesso all’isola. In origine era la dimora della guardiania di Re Carlo III che utilizzava Vivara come personale “casino” di caccia. Più avanti si incontrano due fortini e una piccola gendarmeria costruita dai soldati di Gioacchino Murat durante le guerre napoleoniche di inizio ‘800 per poi arrivare alle case coloniche del Duca di Bovino Giovanni Guevara e dei fratelli La Chianca, antichi proprietari dell’isola.

La residenza dei Guevara, proprietari anche della Torre di Cartaromana a Ischia, fu costruita alla fine del XVII secolo per il divertimento venatorio di questa importante famiglia della coorte reale spagnola, mentre quelle dei fratelli La Chianca sono tipiche costruzioni rurali con frantoio, cantina, cisterne, pozzi e tutto quanto necessario per la coltivazione dell’olivo e della vite.

Tracce di quella che è stata la storia antica e più recente di Vivara, cui va aggiunta “La tavola del Re”, un edificio a sud dell’isola, “capriccio” incompiuto – non l’unico – del noto architetto e urbanista napoletano (di padre scozzese e madre indiana) Lamont Young. Va premiata però l’intuizione, considerata la location fantastica con la contemporanea vista di Capri e del Castello Aragonese di Ischia.

Grazie al comune di Procida e, soprattutto, al Comitato di Gestione Permanente della Riserva Naturale Statale, Vivara, nel 2013, è stata finalmente riaperta al pubblico, dopo che per molti anni la valorizzazione di questi 32 ettari di macchia mediterranea era stata rallentata da sovrapposizioni decisionali riconducibili ai diversi soggetti titolati – ciascuno per la propria parte di competenza -, a deliberare sul bene.

Anche se non esiste ancora un calendario delle visite, per chi viene in vacanza a Ischia (o sulla vicina isola di Procida), visitare Vivara, il piccolo gioiello dell’arcipelago flegreo, è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire,  specie nel periodo estivo, durante il quale maggiore è la probabilità che la riserva venga aperta al pubblico.