Chi non conosce Ischia, o al più ne ha sentito solo parlare, può pensare si tratti di una località balneare come tante, con tutto il corredo di immagini associabili a una vacanza al mare. Non è così. La più grande delle isole flegree, prima ancora che per il suo clima, il suo mare, la sua gastronomia, le terme, gli alberghi e quant’altro, ha un lato selvaggio, fatto di strapiombi vertiginosi, alvei naturali, boschi, colline, che merita di essere conosciuto e valorizzato.

Per anni l’importante patrimonio boschivo dell’isola d’Ischia è stato il regno incontrastato di volitivi turisti tedeschi, da sempre amanti delle escursioni naturalistiche, senza che vi fosse però particolare attenzione a un segmento, il trekking, in grado di intercettare un turismo più rispettoso dell’ambiente e una domanda meno convenzionale di vacanza.

Oggi questa nuova consapevolezza fa capolino tra gli operatori del turismo, soprattutto nella società civile ischitana, con una moltiplicazione importante di associazioni ed eventi riconducibili al filone nobile dell’ecoturismo.

Da segnalare l’attivissima ProLoco di Panza (frazione giuridica del comune di Forio) che, nel giro di pochi anni, ha reso nuovamente fruibili al pubblico tre bellissimi sentieri dall’inestimabile valore naturalistico. I primi due, il Monte di Panza e la Baia della Pelara sono percorsi contigui, di difficoltà non elevata, che partono da una viuzza laterale lungo la strada che conduce alla bellissima baia di Sorgeto, nel versante sud-occidentale dell’isola. Proprio la Baia di Sorgeto è ben visibile dallo strapiombo del Monte di Panza, insieme al promontorio di Sant’Angelo, la parte più meridionale dell’isola, collegato all’omonimo borgo di pescatori da un caratteristico istmo che divide in due l’arenile a ridosso della piazzetta.

La Baia della Pelara è invece un alveo naturale che arriva fino al mare, protetto ai due lati da imponenti pareti rocciose di chiara origine vulcanica. Il percorso è bellissimo per l’alternanza di scenari naturalistici assai diversi: prima un suggestivo boschetto di lecci, poi una fitta vegetazione di felci e infine un sentiero brullo, quasi lunare, interrotto qua e là da robuste agavi selvatiche.

Il terzo percorso, rinominato Bocca di Tifeo, si trova alla fine della piana di Montecorvo, una tranquilla zona residenziale del comune di Forio – tra l’altro, località di assoluto pregio per la produzione vinicola – e arriva, al termine di un percorso in salita di circa un km in prossimità di una sorgente fumarolica che fuoriesce dalle viscere della montagna. Nei pressi della fumarola cresce il raro “Cyperus polystachius” o “Papiro delle Fumarole” che incontriamo in altre parti dell’isola come la bellissima Pineta di Fiaiano.

E a proposito di pinete, basta percorrere via Roma e il centralissimo Corso Vittoria Colonna, nel comune di Ischia, per trovarsi al cospetto di numerose varietà di piante arbustive come la ginestra, il lauro e il mirto, immediatamente a ridosso delle vie dello shopping e del turismo più convenzionale.

Ci sono poi i tanti percorsi del Monte Epomeo, la montagna simbolo di Ischia che, da sola, occupa poco più di un terzo dell’intera superficie dell’isola. Salendo dalla frazione di Fontana, nell’omonimo comune di Serrara Fontana, è abbastanza agevole guadagnare la vetta, a 789 mt. sul livello del mare. Il panorama che si gode dalla cima, in corrispondenza di un antico eremo dedicato al culto di San Nicola, abbraccia senza soluzione di continuità l’intera isola, la penisola sorrentina e l’arcipelago pontino.

Da vedere assolutamente anche il bellissimo bosco della Falanga, quasi sei ettari di castagni a 500 mt. sul mare appena sotto la vetta dell’Epomeo. Vi ci si arriva più agevolmente da Forio, seguendo la strada che parte da località Bocca, o anche da Serrara Fontana, passando per un altro bosco di notevole interesse naturalistico, i Frassitelli.

La Falanga reca anche importanti tracce dell’antica architettura rupestre dell’isola: grotte, ricoveri e anfratti ricavati manualmente nella caratteristica pietra di tufo verde che sono testimonianze indelebili di un passato, nemmeno tanto lontano, in cui era l’agricoltura, in particolar modo la viticoltura, l’economia prevalente dell’isola d’Ischia.

Restano poi altri percorsi sicuramente più adatti a escursionisti più esperti, come i famosissimi Pizzi Bianchi, raggiungibili da Noia, antico borgo agricolo di Serrara Fontana e il sentiero che dallo Schiappone, collina di Barano d’Ischia, conduce a un altro borgo contadino, Piano Liguori, nel comune di Ischia. Bellissimi vigneti a picco sul mare, fanno da contorno a questa stupenda passeggiata, a ulteriore dimostrazione dell’enorme fatica e dell’ingegno con cui i contadini dell’isola recuperavano superfici coltivabili a una natura impervia e difficile.