A celebrare “uno dei luoghi più spiazzanti dell’isola d’Ischia, come c’è scritto nella prefazione, ci ha pensato, ultimo in ordine di tempo, lo scrittore esordiente Giovanni Angelo Conte autore del bel romanzo “Il Principe di Cavascura – Una favola ischitana” (Alpha Libri). Il riferimento alla «favola» vale ovviamente per la trama, che narra della tenera storia d’amore tra il contadino ischitano Rocco “Rucchino” Madonna e Alessandra una ragazza della ricca borghesia milanese; ma è assai pertinente anche per il luogo dove la relazione tra i due nasce e si consolida, che è appunto il bacino idrotermale di Cavascura.

Un luogo da «favola», eppure diversissimo dalle ambientazioni calde, mediterranee, naturalmente associabili all’immaginario collettivo di una località come l’isola d’Ischia.

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Al contrario:

Più ci si allontana dal mare (…) più sembra di essere in Cappadocia. Guglie, pinnacoli disegnati dal vento, pareti a picco piene di nidi degli uccelli. Ugualmente a picco, con pendenze da vertigine (o da paura) la stradina sterrata che porta su, a Serrara Fontana. Non è qui che troverete molti turisti, più attratti da altre e varie mondanità. Cavascura è un luogo diviso tra la solarità delle ginestre e il buio delle grotte. Non ci sono chiese rupestri come in Cappadocia, ma abitazioni rupestri sì, e testimoniano che in anni non così lontani gli uomini si nascondevano nelle tane, come le bestie“.

Se a scrivere queste considerazioni è una “penna” del calibro di Gianni Mura, il giornalista sportivo de La Repubblica e autore, appunto, della prefazione al libro di Giovanni Angelo Conte, c’è da credergli. Sennò basta andare di persona sul posto.

Per arrivare alle terme bisogna avventurarsi per una gola che si apre alle spalle della spiaggia dei Maronti, camminando di fianco a un ruscello d’acqua che scorre laterale lungo il sentiero, quasi stesse lì apposta per indicare la strada. L’atmosfera è cupa e grandiosa allo stesso tempo, anche se – non si può tacere -, il sito andrebbe tenuto meglio. È necessario perciò superare il rammarico e procedere per circa 300 metri in fondo a questa specie di canyon, sino ad arrivare a una vera e propria sala termale all’aperto, nota già in epoca greco-romana, intensamente sfruttata anche da Aragonesi e Borboni.

cavascura-cabineNella roccia sono state scavate delle piccole celle in cui fare la doccia, oltre a delle grotte in cui è addirittura possibile immergersi nelle acque bollenti che sgorgano dalla montagna. C’è, manco a dirlo, la sauna naturale, per non dire della possibilità esclusiva di sottoporsi a trattamenti di cosmesi naturale con l’applicazione sul corpo di fango ricavato dal contatto dell’acqua termale con l’argilla delle pareti rocciose.

Insomma Cavascura è un geosito unico nel suo genere, risultato di un processo millenario di erosione della rocce dovuto all’azione congiunta del vento e delle acque meteoriche da cui gli scenari unici delle grotte e degli anfratti naturali cui si è fatto riferimento. Un posto che potrebbe benissimo reggere il confronto con gli ambienti turisticamente molto quotati della Cappadocia se solo trovasse posto nell’agenda pubblica la necessità di preservare le specificità ambientali che solo l’isola d’Ischia, per lo meno rispetto alle altre isole del Mediterraneo occidentale, può vantare.