A Forio, di fianco l’ingresso laterale della Basilica di Santa Maria di Loreto, c’è un museo d’arte sacra che espone un vasto campionario di quadri, sculture, manoscritti, stoli, manipole, borse accumulati in circa sette secoli di attività dall’omonima arciconfraternirta, una delle tre ancora operanti nel comune di Forio.

Il Museo è stato inaugurato nel mese di luglio del 2012 e occupa i locali dell’antico ospedale della confraternita di Santa Maria di Loreto, tra i cui compiti c’era appunto quello di assicurare assistenza e degna sepoltura a tutti coloro – foriani e non – vi ci si affidavano in cambio di lasciti e donazioni.

L’accesso è al termine di una ripida scala in pietra. All’interno, sei sale dove sono catalogati i numerosi reperti che danno evidenza storica del ruolo civile e religioso delle confraternite ma, soprattutto, della loro capacità di adattarsi alle mutate condizioni dei tempi. Vale per Forio, per l’isola d’Ischia, vale per buona parte dell’Europa cattolica, in particolar modo Francia, Spagna e Italia. Per questo motivo il Museo ha una dimensione locale ma non localistica, poiché testimonia del secolare servizio fornito da queste associazioni di fedeli alla Chiesa di Roma.

Infatti, l’ospedale dell’Arciconfraternita di Santa Maria di Loreto ha funzionato dai primi del 1600 fino al 1962 passando, in oltre tre secoli di attività, da “semplice” luogo di ricovero e assistenza, addirittura a presidio medico-chirurgico, finendo con l’assolvere le funzioni di pronto soccorso. Naturalmente, dopo la realizzazione dell’ospedale pubblico di Lacco Ameno, il presidio sanitario dell’arciconfraternita non ebbe più motivo di esistere. Di qui, molti anni dopo, il progetto di riadibire i locali a museo.

L’opera di assistenza sanitaria cominciò dopo la richiesta dei pescatori di Forio di poter esercitare la loro attività nei giorni festivi. In cambio, l’impegno a contribuire al mantenimento della Chiesa di Santa Maria di Loreto e dei locali annessi, dopo che questi erano stati gravemente danneggiati dall’attacco del corsaro ottomano Khayr al-Din Barbarossa nel 1544. La quarta parte del pescato in cambio del “privilegio” di uscire in mare nei giorni festivi, chiaramente non durante le celebrazioni liturgiche. La concessione venne accordata nel 1590 da papa Sisto V col  risultato, non da poco per i Procuratori della Confraternita, di aggiungere una lauta entrata a fianco delle donazioni provenienti dal popolo.

Nel Museo è visibile uno dei registri dove venivano annotate tutte le donazioni ricevute, alcune delle quali provenivano anche da forestieri, in special modo marinai liguri che commerciavano il pregiato vino dell’isola d’Ischia.

Da vedere anche le tele di Cesare Calise e Alfonso Di Spigna, i due “pennelli sacri” cui si devono molti degli affreschi che ornano le Chiese di Forio e dell’isola d’Ischia, compresa naturalmente la Basilica di Santa Maria di Loreto.

Insomma, dal 2012 Forio vanta un’altra bella realtà culturale che aggiunge fascino e storia a un territorio che di per sè è già un museo a cielo aperto.