San Vito Martire è il Patrono di Forio, il comune più esteso dell’isola d’Ischia. Al Santo è intitolata anche una delle due basiliche pontificie del paese – l’altra è Santa Maria di Loreto.

La Chiesa, riprendendo le parole dello storico locale Giuseppe D’Ascia (1822-1889) si trova:

In mezzo ad uno spianato, ove principia il caseggiato del paese, dalla parte meridionale. […] Il frontespizio è meno barocco degli altri, ed un atrio spazioso vi sta davanti. Due torri la fiancheggiano: l’una per le campane, l’altra per l’orologio pubblico recentemente costruito. […] È divisa, in tre navi, a croce latina. […] De’ paesani pilastri dividono le tre nave, sostengono le volte e gli archi che corrispondono alle cappelle, alla seconda porta d’ingresso, ed alla sacrestia. […] I due altari, ai lati dell’altare maggiore, sono anche di marmo. […] Gli altri 4 altari laterali sono ancora di marmo. […] Questa chiesa è antichissima, non si ha memoria della sua fondazione. […] I primi registri battesimali rivenuti portano la data del 1620.”

La tempera alle spalle dell’altare maggiore è di Alfonso Di Spigna, pittore di Lacco Ameno del XVIII secolo autore di molte delle tele sacre presenti nelle chiese dell’isola d’Ischia. L’opera raffigura la “Madonna con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria”, e di per sè non è neanche tra le più belle realizzate dall’artista. C’è però un dettaglio che rende il quadro interessante e ne chiarisce il messaggio veicolato. In basso a sinistra – a un occhio poco attento appena visibile – è dipinto lo sky line di Forio dominato dalla cupola del Torrione, la più grande delle torri saracene disseminate per il paese. Quanto al messaggio, Di Spigna, attraverso Santa Caterina d’Alessandria e San Vito, invoca la protezione della Madonna per Forio e i suoi raccolti.

A San Vito, protettore degli epilettici e dei malati di Corea (da cui l’espressione “il ballo di San Vito“), i viticoltori foriani chiedevano anche di scongiurare le malattie della vite, ed è questo il motivo per cui la statua del Santo – disegnata da Giuseppe Sammartino, autore del “Cristo Velato” – porta un grappolo d’uva nella mano sinistra. La circostanza suscitò l’ilarità di Giuseppe Orioli, scrittore ravennate che nel 1931 accompagnò il più famoso scrittore inglese Norman Douglas alla scoperta dell’isola di Tifeo. “Nella chiesa di Forio – scrive Orioli – c’è una statua in argento di San Vito, patrono della città. È un dono della ‘Società degli Ubriachi’ che quando il santo viene portato in processione, gli pone in mano alcuni grappoli.

La statua del Santo è custodita in una nicchia in sagrestia. Sempre in sagrestia c’è un altro quadro di Alfonso Di Spigna: il “Compianto sul Cristo Morto”, a detta della critica tra i più belli mai realizzati dal pittore insieme alla “Pentecoste” che orna l’abside maggiore della Chiesa Collegiata dello Spirito Santo a Ischia Ponte.

Un’altra tela che merita di essere ricordata è la “Sacra Famiglia con S. Anna e S. Gioacchino” ad opera di Anna Maria Manecchia, sposa del più celebre pittore Nicola Vaccaro, mentre all’esterno, sul portale d’ingresso in mezzo alle due torri campanarie, c’è il grande pannello in ceramica raffigurante il Santo.

La ricorrenza di San Vito è il 15 giugno. I festeggiamenti invece si protraggono per quattro giorni, dal 14 al 17 giugno. Chiusi, ogni anno da sempre più ricercati e spettacolari fuochi pirotecnici.

Magia dell’isola d’Ischia!!!