È senza dubbio la centralità una delle caratteristiche più importanti della Chiesa Santa Maria di Portosalvo. La centralità e l’imponenza, almeno per gli standard del 1856, anno in cui venne completata la costruzione di quest’edificio – si dice – fortemente voluto dalla moglie di Ferdinando II di Borbone.

A ben vedere, infatti, dopo l’inaugurazione del porto e la ristrutturazione del Palazzo Reale, l’unico tassello che mancava alla riqualificazione dell’area era appunto una chiesa che fosse anche il primo monumento ad accogliere il viaggiatore subito dopo lo sbarco.

Diversamente da quasi tutte le altre chiese in giro per l’isola d’Ischia, “Santa Maria di Portosalvo” non ha un sagrato che divide esterno e interno. La divisione degli spazi è affidata a un imponente colonnato in stile greco che tradisce il gusto neoclassico ricorrente nella casa reale borbonica.

L’edificio è a due piani e a croce latina. In ciascuna delle tre navate è presente un altare su cui campeggia una tela. Sull’altare del transetto di sinistra è collocata una “Visione di San Giuda Taddeo”, protettore delle cause senza speranza (spesso confuso con il più famoso Giuda Iscariota), mentre sull’altare di destra c’è un’immagine di “San Francesco Di Paola”, a cui i Borbone erano legati da profonda devozione. Sull’abside maggiore, invece, c’è la “Madonna di Portosalvo”, a cui piedi si scorge una magnifica veduta di Ischia Porto.

Una tradizione – quest’ultima – ricorrente nell’arte sacra napoletana e che sull’isola d’Ischia ritroviamo a Forio, per la precisione nella tela raffigurante la “Madonna con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria” che domina l’altare maggiore della Basilica Pontificia di San Vito Martire.

Tornando all’altare della Chiesa Santa Maria di Portosalvo troviamo, da un lato (sx.), la balconata da cui Ferdinando II assisteva alle celebrazioni senza che potesse essere visto dal popolo; dall’altro (dx.), l’organo costruito da tale Vincenzo Petrucci, un ergastolano a cui il re concesse la grazia in seguito alla preziosa opera svolta.

Insomma, la Chiesa Santa Maria di Portosalvo è una delle tante opere che i Borbone hanno realizzato sull’isola d’Ischia. Un’opera che naturalmente parla ai fedeli, ma che non lascia indifferente chi è sensibile alle ragioni del “bello”, quale che sia il messaggio veicolato. Nel caso specifico, poi, lo scenario paesaggistico-ambientale in cui è inserito il bene architettonico parla da solo: davanti, il porto borbonico; alle spalle, quasi a proteggere la chiesa, la collina sempre verde del Montagnone.

Magia dell’isola d’Ischia!!!