C’è un tempo che corre lineare e in continua accellerazione, e ce n’è un altro, invece, ancora legato ai cicli del cielo e della terra. Nonostante la modernità, il turismo, gli hotel e tutto il resto, Ischia è rimasta, per molti aspetti, un’isola contadina culturalmente ancorata all’alternarsi ciclico delle stagioni.

I ritmi dell’anno hanno sempre avuto notevole importanza nelle civiltà rurali. Specialmente l’ingresso dell’estate, determinante per il buon esito del raccolto. Da qui, per esempio, il rito del “fuocherazzo” di San Giovanni Battista, il 24 giugno. Una tradizione popolare diffusa in tutta Italia, che consiste nell’appiccare un falò con le erbe “vecchie” dell’inverno.

Un rito pagano di purificazione dei campi e di saluto al sole, l’alleato più importante per le coltivazioni, su cui, successivamente, si sono innestati i temi religiosi collegati alla venerazione del Battista: la nascita (il martirio di San Giovanni “Decollato”, invece, è il 29 agosto) e, soprattutto, l’annunciazione del “tempo nuovo” rappresentato dalla venuta di Cristo.

Non a caso, sull’isola d’Ischia, è a Buonopane e Succhivo che si festeggia il 24 giugno, termine del solstizio d’estate. Due borghi contadini dove le tradizioni popolari hanno resistito con più successo all’omologazione del turismo di massa.

San Giovanni Battista è il patrono di Buonopane. La statua del santo, sul far della sera, viene portata in processione per le strade del paese. Dopo il rientro, sul sagrato della parrocchia o, più spesso in piazza, ha luogo il ballo della ‘ndrezzata, antichissima tradizione della frazione.

Una danza anch’essa legata al tema della fecondità e della nascita. Infatti, metà dei 18 danzatori indossa un corpetto rosso con fascia verde; gli altri nove un corpetto verde con fascia rossa. Con tutta evidenza, l’abbigliamento rimanda alla polarità uomo-donna e quindi ai temi universalmente connessi col “venire al mondo”.

Il fuoco di San Giovanni, invece, è sempre stata una tradizione molto sentita di Succhivo, piccola frazione “di strada” verso Sant’Angelo. Prima che il turismo cambiasse le coordinate economiche e sociali, era Succhivo il borgo “ricco”, con gli orti e le vigne di via Caravano che servivano i “poveri” pescatori santangiolesi.

Una cesta di pesce in cambio di legna, frutta e ortaggi. Questo era il baratto su cui si reggevano le rispettive economie domestiche. Poi, l’avvento del turismo ha invertito i ruoli, premiando Sant’Angelo e trasformando Succhivo in una sorta di appendice.

Gli abitanti di Succhivo, però, fieri della propria identità, da qualche anno a questa parte hanno cominciato a riscoprirne valori, sapori e tradizioni. L’appuntamento del 24 giugno col fuoco di San Giovanni, infatti, non è l’unico dell’anno. Sono diverse le occasioni di incontro e svago che la comunità offre al resto dell’isola, turisti e residenti.

Da vedere i suggestivi vicoletti attorno la piccola chiesa della Madonna di Montevergine. Un dedalo di viuzze strette – ‘e curteglie, in dialettoche rappresenta una significativa testimonianza di quel modo di costruire sui generis che è l’architettura mediterranea. Insomma, viva Ischia e benvenuta estate.

Vi aspettiamo!