Forio, l’abbiamo detto tante volte, è terra di fede e di fedeli. Dei sei comuni in cui è amministrativamente divisa l’isola d’Ischia è quello con più segni devozionali. Cappelle, edicole votive, feste mariane, culto dei santi e chiese. Tantissime chiese, considerando l’esiguità del territorio.

In un siffatto contesto, non poteva mancare una chiesa intitolata a San Michele Arcangelo, uno dei santi più importanti della tradizione cristiana, presente anche nelle altre due religioni monoteiste, l’islamica e quella ebraica.

La chiesa di San Michele Arcangelo si trova a Monterone, quartiere di Forio dove un tempo risiedevano i braccianti che lavoravano nelle vigne in giro per l’isola; e dove tuttora vive una fetta consistente di manodopera impiegata negli hotel, nei ristoranti e i bar che hanno soppiantato la precedente economia agricola del territorio.

Insomma, un quartiere “popolare” abituato alla durezza della vita, ma che proprio per questo ha sempre avuto bisogno della protezione di un santo combattente come l’Arcangelo “Mi-ka-El”, primo difensore della fede contro le orde di Satana.

Non a caso, San Michele è anche il patrono di Sant’Angelo (spettacolare la festa in suo onore nel borgo) e della vicina isola di Procida. Del resto i pescatori, al pari dei contadini, e forse anche più di quest’ultimi, avevano bisogno di un sostegno all’altezza delle insidie cui è esposto chi va per mare.

Tornando alla chiesa si trova al centro di Piazza Ss. Immacolata, nel cuore della frazione. Ha una curiosa forma elissoidale ed è preceduta da un sagrato in pietra a sua volta cinto da un muretto e una ringhiera in ferro.

All’interno non ci sono opere di grande valore. Degne di menzione le tre tele del pittore locale Alfonso Di Spigna: la prima, alle spalle dell’altare maggiore, raffigura proprio San Michele nell’iconografia classica del santo: un angelo alato, armato di spada, ritratto nell’atto di infilzare il demonio.

Gli altri due quadri, l’”Adorazione dei pastori” e l’”Immacolata con Santi e donatore”, si trovano ai lati dell’altare, rispettivamente sulla parete sinistra e quella destra. Un trittico che Di Spigna realizzò attorno la metà del ‘700, prima dei tondi che affrescano l’Arciconfraternita Santa Maria di Visitapoveri, di cui fu anche priore.

La visita di entrambe le chiese, perciò, è sicuramente consigliabile a chi desiderasse approfondire lo stile di quest’artista locale del XVIII secolo, uno dei due “pennelli sacri” (l’altro è Cesare Calise, vissuto nel ‘600), che più hanno contribuito ad affrescare chiese ed arciconfraternite in giro per l’isola d’Ischia.

Segnaliamo, infine, le quattro statue lignee di Sant’Antonio da Padova, l’Addolorata, Cristo benedicente e Sant’Antonio Abate, che furono introdotte in chiesa dopo che un’alluvione, nel 1910, colpì il paese, e in particolar modo la frazione di Monterone. Una lapide, subito dopo l’ingresso, ricorda la circostanza.

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