Le chiese, si sa, sono un aspetto importante del vissuto degli ischitani. È attorno ad esse, infatti, che sorgono i centri abitati dell’isola. Basti pensare a quello che rappresenta la Chiesa dell’Annunziata per la frazione di Campagnano; oppure la Parrocchia di San Giovanni Battista per Buonopane; o, ancora, la Chiesa di San Giorgio Martire per Testaccio.

A Ischia Ponte le chiese sono addirittura tre e si trovano praticamente l’una di fronte l’altra. Da un lato la Chiesa Collegiata dello Spirito Santo e l’Arciconfraternita Santa Maria di Costantinopoli; dall’altro la Cattedrale dell’Assunta con la sua gialla cupola svettante ben visibile dalla suggestiva via Soronzano, strada di collegamento interno tra Cartaromana e l’antico borgo di Celsa.

Originariamente intitolata alla Madonna della Scala, questa chiesa risale alla fine del XIV secolo, edificata per volere della potente famiglia Cossa, allora signori di Ischia e Procida. A fianco, sorgeva un piccolo convento di frati agostiniani in maniera del tutto simile a quanto avveniva a Forio, dall’altra parte dell’isola, con la Chiesa del Soccorso.

Tuttavia, diversamente dal Soccorso, dove il convento fu soppresso a seguito della bolla “Instauratae regularis disciplinae”  voluta da Innocenzo X, a Ischia Ponte gli Agostiniani rimasero fino agli inizi del XIX secolo. Per la precisione, fino al 1809, anno in cui Gioacchino Murat, novello re di Napoli dopo la cacciata dei Borbone, dispose la soppressione di tutti gli ordini religiosi nel Regno.

Quello stesso anno, in verità, successe anche altro. Gli inglesi, schierati sulla collinetta di Soronzano, bombardarono ripetutamente il Castello aragonese distruggendo l’originaria Cattedrale dove, tre secoli prima, era convolata a nozze la poetessa Vittoria Colonna. Le ragioni di quel bombardamento vanno ricercate nell’ambito delle guerre napoleoniche e dell’alleanza anglo-spagnola contro i francesi.

Il ritorno al potere dei Borbone favorì il rientro degli Agostiniani. Non così la Cattedrale che venne trasferita dal Castello alla Chiesa Madonna della Scala (compreso il titolo dell'”Assunta”). Chiesa che nel frattempo aveva assunto già una fisionomia ben precisa con la facciata barocca, le tre navate, gli altari, le opere di Giacinto Diano (tra cui la pala d’altare) e una dell’immancabile Alfonso Di Spigna da Lacco Ameno.

Oltre alle opere già citate, da vedere ci sono un crocifisso ligneo del ‘700 e, soprattutto, il fonte battesimale che si trova nella navata sinistra appena dopo l’ingresso. Con esso venne battezzato nel 1654  l’infante Carlo Gaetano Calosirto diventato poi San Giovan Giuseppe della Croce, patrono del comune di Ischia e compatrono, insieme a Santa Restituta, dell’intera isola.