Una casa interamente scavata nella collina e decorata con conchiglie, sassi e altro materiale riciclato. Dove? A Serrara Fontana, meglio ancora a Cava Pallarito, uno dei tanti alvei naturali che solcano il versante meridionale dell’isola d’Ischia, a metà strada tra le frazioni di Buonopane e Fontana.

A scorrere le recensioni che si trovano sul web, le parole che riccorrono più frequentemente sono “passione” e “fantasia“, qualità che abbondano in Salvatore Di Meglio, l’istrionico muratore-artista proprietario dell’immobile e artefice, insieme al figlio Michele, di quasi tutto quello che c’è in questa ex cantina, splendida testimonianza dell’antica architettura rupestre dell’isola d’Ischia. Una grossa sfinge, ricordo della partecipazione del comune di Serrara Fontana a un’edizione della Festa di Sant’Anna, segnala l’abitazione che si trova sull’ex Ss.270. Da Forio, poco dopo la via che conduce fin su la cima del Monte Epomeo.

Chissà allora che il classico giro dell’isola d’Ischia non sia l’occasione giusta per visitare la “Casa Museo” di Salvatore Di Meglio. Non costa niente, (è buon senso lasciare un’offerta a piacere) e non ne rimarrete delusi. All’ingresso c’è il palmento dove veniva pigiata l’uva e una grande quantità di attrezzi agricoli, tra cui una serie di vecchie solforatrici che si usavano per dare il verderame alle viti. Si sale poi una scala interna e si raggiunge la casa dove Salvatore e la moglie hanno allevato i tre figli, prima appunto di trasferirsi da un’altra parte e fare della prima abitazione un museo. Da notare, le sculture lignee e in pietra che decorano gli ambienti e il balcone. Dalla terrazza, una scalinata ripida conduce a un piano sterrato al confine col bosco. Qui un tempo c’era una vigna, uno dei piccoli appezzamenti di terreno coltivati dagli avi di Salvatore.

Solo la vista dal vivo rende l’idea del perchè, spesso, per descrivere l’arte della viticoltura locale si siano utilizzati gli aggettivi “eroica“, “temeraria“, “alpestre“. Va detto, che nella bellezza dei panorami di Ischia, i contadini trovavano conforto alla fatica necessaria per domare una natura difficile e impervia. Ancora oggi, il senso di pace che pervade lo spiazzo in cima alla Casa Museo è un toccasana per il corpo e la mente e restituisce, sia pure in parte, il “modus vivendi” precedente l’avvento del turismo.

Il paradosso, neanche tanto a pensarci bene, è che solo il turismo può tenere in vita queste preziose testimonianze dell'”altra Ischia“, quella lontana dalle luci e dalla movida della costa, quella ancora gelosamente ancorata ai valori contadini. Perciò, salire su a Fontana per visitare la “Casa Museo” assume anche un valore civico decisivo: preservare il “genius loci” della più grande e bella delle isole flegree.

Magia dell’isola d’Ischia!!!