La Coppa di Nestore è tra i reperti più importanti nella storia della Magna Grecia. Il suo ritrovamento è avvenuto tra l’ottobre 1954 (mese in cui venne alla luce la tomba a cremazione dove era stata gettata la coppa) e marzo 1955 allorchè Giorgio Buchner, l’archeologo italo-tedesco artefice degli scavi di San Montano (Lacco Ameno), ebbe terminato personalmente di comporre i frammenti che man mano erano emersi durante i lavori di scavo.

Sulla coppa – una “kotyle” importata da Rodi – è inciso un epigramma in 3 versi che all’oggi è l’unico esempio pervenuto di testo scritto contemporaneo all’Iliade.

C’è scritto (tra l’altro da destra verso sinistra):

«Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον ὃς δ’ ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης».

[Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona.]

Da qui una serie di interpretazioni che, senza entrare nel dettaglio, divergono su chi sia il Nestore citato nel primo verso del brano. Alcuni grecisti ritengono che il riferimento sia proprio al Nestore di Pilo che compare sia nell’Iliade che nell’Odissea. Altri, invece, sostengono che il Nestore in questione sia un pithecusano doc. Non ci sono dubbi – infatti – sulla circostanza che la scritta sia stata incisa sull’isola d’Ischia, così come ci sono numerose testimonianze che nell’isola di Eubea (quindi anche nella colonia di Pithecusa) l’onomastica omerica era assai diffusa già nell’VIII sec.a.C. In altri termini, niente di più probabile dell’esistenza di un Nestore “ischitano” che magari equivoca deliberatamente sull’omonimia con l’eroe omerico.

Il riferimento ad Aphrodite è invece più esplicito. Allude alla pratica, assai comune tra gli antichi Greci, di terminare i banchetti con attività sessuali. Circostanza che a sua volta pone un interrogativo sul tono generale (ironico o no) dell’epigramma.

E poi, qual era il rapporto di parentela tra il presunto Nestore ischitano e il fanciullo cremato? La cremazione, infatti, era esclusiva delle famiglie più abbienti della comunità, il che lascia supporre che il ragazzo sepolto appartenesse all’aristocrazia pithecusana.

Tutti interrogativi che rimangono in piedi, e che però non sminuiscono l’importanza della Coppa di Nestore, testimonianza fondamentale della diffusione dell’alfabeto greco già nel 725 a.C., data più attendibile del reperto.

C’è perciò un pò di sano, legittimo orgoglio locale nell’apprendere che un così importante reperto archeologico è stato ritrovato proprio a Ischia. Orgoglio, che riprendendo le parole del grande Giorgio Buchner, nasce dalla consapevolezza che, in ultima analisi, “la scrittura occidentale deriva da quella adoperata a Pithecusa nell’VIII secolo a. C.“.

La Coppa di Nestore si trova nel  Museo archeologico di Pithecusae allestito all’interno di Villa Arbusto a Lacco Ameno.

ORARIO INVERNALE (01-10/31-05):
dalle ore 9.30 alle 13.00
dalle ore 15.00 alle 18.30 (ultimo biglietto alle ore 18.00)

ORARIO ESTIVO (01-06/30-09):
dalle ore 9.30 alle 13.00
dalle ore 16.00 alle 19.30 (ultimo biglietto alle ore 19.00)

TARIFFE:
adulti €5,00;
over 65 €3,00;
gruppo di minimo 10 persone €1,00 su singolo ingresso.
bambini €1,00
residenti isola d’Ischia €1,00

VISITE GUIDATE
Indispensabile la prenotazione.

INFO
Direzione: +39. 081. 3330288
Biglietteria/ Bookshop: +39. 081. 996103
Comune di Lacco Ameno: +39. 081900183