Alzi la mano chi non ha mai pensato a quale sia la meta di un viaggio da fare almeno una volta nella vita. Da qui abbiamo le idee chiare al riguardo, obiettivamente. La destinazione irrinunciabile è Ischia. Perché? Il motivo è più d’uno. Appena sbarcati, dopo una traversata nel golfo di Napoli e nella baia di Pozzuoli con vista sulle isole flegree, noterete subito, grazie a frondose colline, che non siete in città. Anzi, già dall’entrata nel porto, rivolgendo lo sguardo a prua, vedrete le chiome degli alberi del Monte Maschiata, di circa 300 metri, e del Montagnone, di poco più di 250 metri, che lasciano presagire che Ischia non è esclusivamente terme e mare. Ogni dubbio verrà fugato non appena, spostandovi, avrete l’opportunità di accorgervi della vetta più alta, con i suoi 787 metri di prominenza: quella del monte Epomeo.

Prima di fare un’escursione nel verde, ci si può concedere una sessione di relax nel centro termale del proprio albergo o di uno dei tanti stabilimenti. Le terme ischitane hanno proprietà sia curative che rilassanti e rivitalizzanti, oltre che cosmetiche. Vasche e piscine sono spesso incorniciate da parchi e giardini botanici, con piante acquatiche, erbe aromatiche e officinali, fiori, proprio come all’epoca dei ninfei greco-romani caratteristici di alcune zone dell’isola, come presso la Fonte delle Ninfe Nitrodi a Buonopane. Le acque termali, già all’epoca, rappresentavano non solo un toccasana per le ferite dei guerrieri e per vari disturbi di anziani e donne, ma anche essenza di bellezza per la pelle e i capelli, pozione ritemprante per il corpo e lo spirito. Si tratta di acque mediamente minerali, per la maggior parte calde o molto calde, che riemergono dal sottosuolo con proprietà geotermali non comuni. Le sorgenti bollenti vengono utilizzate anche per le saune in grotte scavate all’interno del tufo verde, la roccia piroclastica che qui ha assunto una colorazione peculiare per essere stata a lungo sommersa. Nei centri vengono effettuate anche inalazioni, irrigazioni, fanghi, idromassaggi, massaggi e trattamenti estetici, in un ventaglio di trattamenti che vanno dalla cura, alla promozione della salute, al benessere e all’armonia complessiva dell’organismo. Il contesto ambientale nel quale le terme sono inserite spinge il termalismo ischitano ai vertici mondiali. Come ai Giardini Poseidon, l’immenso parco termale a ridosso della spiaggia di Citara, nome che deriva da Venere Citerea, la dea della bellezza che viene dal mare in una conchiglia. O a Sorgeto, baia di ciottoli dove l’acqua geotermale a quasi 100 C° fluisce a mare, tra scogli argillosi spesso sfruttati per farsi una maschera purificante al viso, raggiungendo piacevoli temperature.

La stragrande maggioranza delle spiagge è formata da soffice sabbia fine o dalla media granulosità. Sui litorali dei sei comuni in cui è suddivisa l’isola, ce ne sono ventotto, di varie dimensioni, attrezzate, interamente libere o miste. Molte sono comodamente raggiungibili dalla strada, altre addirittura anche dal mare con il servizio barche di base a Sant’Angelo, a sud, e a Ischia Ponte, sul versante nord-orientale; due borghi di pescatori oggi molto visitati per la presenza di caratteristici isolotti rocciosi, sullo sfondo di imperdibili passeggiate con tappa in rinomate piazzette. A nord-est dell’isola, nel cosiddetto borgo di Celsa, è stato eretto il Castello Aragonese, da visitare all’interno ma emozionante anche da guardare da fuori, magari seduti al bar della piazza antistante, dove la vicina Vivara è a un tiro di schioppo e, di mattina, i pescherecci locali commerciano quanto pescato.

La pesca, nel raggio di alcune miglia nautiche dalla costa, è consentita solo a piccoli pescatori artigianali, in quanto ci troviamo in un’area marina protetta, il Regno di Nettuno, istituito per tutelare la fenomenale biodiversità di questo ricco quanto delicato ecosistema marino. Queste acque del Tirreno centro-meridionale sono piene di vegetazione e di vari tipi di corallo e madrepora, oltre che di diverse specie ittiche, come pesce azzurro, crostacei e molluschi. I delfini non poche volte vengono avvistati mentre saltano, ma non lontano si alimentano e riproducono anche balenottere. Vicino alla riva, i fondali spesso sono sabbiosi e digradano molto lentamente, situazione ideale per la tranquillità delle famiglie con bambini. Ma non mancano, soprattutto nei pressi dei promontori che delimitano le insenature, posti dove immergersi con maschera e boccaglio per ammirare la varietà dell’ambiente subacqueo.

Il paesaggio del territorio insulare non è da meno in quanto a fascino, e ha un peso significativo anche sull’enogastronomia ischitana. Il Monte Epomeo si trova nel mezzo di Ischia, e conferisce all’isola una forma conica. Non si tratta di un vulcano ma di rocce vulcaniche sollevatesi insieme alla crosta terrestre. Infatti, un’eruzione esplosiva, avvenuta approssimativamente 55000 anni fa, diede origine a una significativa cavità che si riempì di acqua di mare, oltre che di magma. Successivamente (dopo alcune decine di migliaia di anni) un’altra eruzione fece innalzare il materiale tufaceo, che, dopo il contatto con il mare aveva assunto una colorazione diversa. Ecco perché la roccia più diffusa a Ischia è il tufo verde. Questa montagna non è un cratere, insomma, ma è il risultato, come tutto l’arcipelago flegreo, di un composito sistema vulcanico sottomarino. La vetta rocciosa si trova a 789 metri sul livello del mare. Salendo in cima il panorama, a 360 gradi, è ineguagliabile. Sulle pendici, invece, le campagne, coltivate a orti e vitigni, sono terrazzate da muri a secco di pietra verde. È questo il motivo per il quale la vitivinicoltura di Ischia viene definita in molti casi eroica, ovvero non facilitata dagli attrezzi moderni. Dissodare, vendemmiare e compiere tutte le operazioni è molto più faticoso che in terreni pianeggianti e facilmente accessibili. Ne vale comunque la pena, visto l’esito. Da vitigni autoctoni come Biancolella, Forastera, Piedirosso, Guarnaccia, mescolati in precise percentuali da diverse aziende vinicole, scaturiscono pregiati vini come l’Ischia DOP e l’Epomeo IGP. Viene inoltre coltivato quasi ogni tipo di ortaggio e gli alberi da frutto, durante le propizie stagioni, traboccano. La fertilità della terra favorisce esageratamente limoni, aranci e mandarini, oltre che olivi, noci, corbezzoli, melograni, ciliegi, peschi, fichi e albicocchi. Le varietà locali di pomodorini sono squisite e riescono a dare il tocco magico al piatto più tipico, perfino del pesce, di per sé già saporito: il coniglio all’ischitana, rosolato principalmente con una testa d’aglio, il vino bianco e piante erbacee dall’odore di oli essenziali, come basilico e maggiorana, o piperna, il timo selvatico locale molto balsamico. Da accompagnare con vino bianco o rosso? Perché non provarlo con uno spumante a chilometro zero. Se l’animale è di fossa, l’antico metodo di allevamento isolano, al palato risulterà sensazionale. Come anche le orate, le spigole, le cernie, le lampughe, le alici e i frutti di mare (ma anche altro) della zona. Se organizzate un’escursione attraverso la ramificata sentieristica, potete portare a sacco la Zingara, il famoso panino di Ischia fatto con fette di pane abbrustolito, prosciutto crudo, mozzarella, insalata, pomodoro e maionese. A colazione, imperdibile il cornetto ischitano, unico nel suo genere. Se poi si percorrono i boschi nel periodo autunnale, potreste non difficilmente adocchiare i funghi porcini, ma attenzione se non siete esperti perché ce ne sono anche di velenosi. In tal caso potreste dedicarvi a raccogliere le castagne oppure, se vi trovate in una pineta, pigne da cui ricavare i pinoli, ingrediente della pizza di scarola all’ischitana, la cui ricetta prevede anche capperi, olive, aglio, scarola liscia e vino cotto. Quest’ultimo è un prodotto agroalimentare rinomato, ottenuto cuocendo il mosto delle uve, da conservare poi in botti speciali per la fermentazione a caldo.

Perlustrando i cosiddetti Sentieri della Lucertola (l’innocuo rettile molto diffuso nelle campagne e nei boschi dell’isola) si potranno raggiungere le case di pietra e dei pastori a Santa Maria del Monte, il bosco della Falanga, i vigneti e le cantine in alta quota dei Frassitelli, l’Eremo di San Nicola sulla punta più alta. O il sentiero del Monte di Panza, verso il mare a Capo Negro e alla Pelara. O ancora quello che collega Fontana alle terme naturali di Cavascura, nella baia dei Maronti, passando per i Pizzi Bianchi, incredibili formazioni rocciose di tufo bianco plasmate dagli agenti atmosferici.

Ischia, per la sua posizione, è da sempre stata un importante scalo, più o meno di passaggio, sulle rotte delle navi che attraversavano il mar Mediterraneo. Sono tante le culture che si sono incontrate sull’isola più grande dell’arcipelago campano. Una delle più significative è stata sicuramente quella greca. La vasta gamma di manifattura in ceramica, tradizione artigianale che è sopravvissuta alla modernità, ritrovata con gli scavi archeologici, ne è la prova. Presso il Museo di Pithecusae sono conservate la Coppa di Nestore, con un’esemplare iscrizione di scrittura alfabetica che inneggia al vino e all’attrattiva Afrodite, e il Cratere del Naufragio, contenitore per il vino, la cui decorazione è una sorta di elaborazione esorcizzante dei pericoli della navigazione, a quei tempi meno prevedibili. Ma visitando l’esposizione si scoprirà che già prima dei greci, addirittura nel Neolitico, gli indigeni costruivano brocche e boccali in terracotta, come anche strumenti per la pesca. Tante altre le anfore, di periodi successivi, e i frammenti di vasi e di architetture, esposti. Tra i reperti di epoca ellenistica e romana, anche un’ancora e una macina in pietra, lucerne e unguentari.

La meta di un viaggio da fare nella vita non dovrebbe essere più così difficile da individuare. Tutte queste attrazioni turistiche, infatti, non si riescono a trovare, spesso e volentieri, in un’unica destinazione.