Costruite prevalentemente con il tufo verde (talvolta anche con altri materiali lavici), le “parracine” rappresentano a tutt’oggi una testimonianza preziosa dell’ingegno delle antiche maestranze ischitane che, attraverso la realizzazione di poderosi muri a secco, riuscivano a ricavare terrazze per i filari di vite anche in presenza di terreni con forti pendenze. Un lavoro a metà tra scultura, edilizia e agricoltura di cui a Ischia rimangono numerose tracce, specie a Forio e a “Mer ‘e copp”, la parte alta dell’isola che va, grosso modo, da Serrara fino a Buonopane.

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Il termine dialettale “parracina” – di cui, tra l’altro, non v’è traccia nel napoletano – deriva dal verbo greco “παράκειμαι” (parakeimai) traducibile in italiano con “stare accanto”. Dal significato si intuisce facilmente la funzione delimitativa di questi muri: talvolta, abbiamo detto, a protezione dei terrazzamenti; altre, soprattutto in piano, per definire i confini tra le proprietà o tra una proprietà e la strada pubblica.

Ma le parracine dell’isola d’Ischia raccontano anche altre cose: per esempio, quelle attorno il bosco della Falanga, che una volta la vite veniva coltivata ben oltre i 500 metri sul livello del mare. Perlomeno fino agli anni ’30 del secolo scorso, come testimoniato da Norman Douglas che si rammaricava di questa scelta dal punto di vista estetico.

Così lo scrittore inglese durante un suo soggiorno ischitano, culminato poi in un celebre racconto: “sebbene le viti in estate sono coperte di fogliame ed offrono un aspetto lussureggiante – scrive Douglas – lo stesso luogo negli altri mesi dell’anno appare desolato – concludendo, subito dopo – Ischia, per questo unico motivo, sarebbe da non visitare in inverno“.

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Una fortuna quindi, almeno per quest’aspetto, che il turismo abbia soppiantato l’agricoltura, anche se non siamo d’accordo sull’invito a non visitare Ischia in inverno. Al contrario, durante i mesi invernali, come in autunno del resto, è possibile approfondire aspetti urbanistici, storici, culturali che in estate magari sfuggono per tutta una serie di ragioni. Tra questi aspetti,  senza dubbio, le parracine da qualcuno efficacemente definite lo “scheletro dell’isola”. Ischia Vi aspetta!

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