L’elevato numero di chiese su un territorio di appena 46 chilometri quadrati è l’indizio più evidente di quanto sia radicato il cristianesimo sull’isola d’Ischia. Radicamento che ha molte facce: da alcune consuetudini dell’arte sacra, alla ricorrenza di specifici culti mariani, fino alle leggende associate alla devozione di alcuni santi (a loro volta assai venerati da specifiche classi sociali). Di seguito, passiamo in rassegna alcune curiosità a sfondo religioso legate all’isola d’Ischia; curiosità approfondite nel corso degli anni in giro per l’isola perché, come recita un famoso aforisma di Marcel Proust, “il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi“.

1. La Madonna del Rosario
IMG_4195Sul quarto altare della navata sinistra della Basilica Santa Maria di Loreto a Forio
c’è una tela raffigurante la Vergine Maria seduta in trono con il Bambino adagiato sulle ginocchia, circondata da riquadri più piccoli in cui sono raffigurate le scene con i 15 misteri. La tela è “La Madonna del Rosario”, iconografia di grande successo dopo la vittoria navale dei cristiani contro le flotte musulmane a Lepanto nel 1571. Un altro quadro con identico tema si trova nella chiesa di San Rocco a Barano d’Ischia. Nel primo caso l’opera è di tal Aniello Di Laudello (vd. sopra), pittore napoletano del XVI secolo, mentre nel caso di San Rocco la tela, con ogni probabilità, è da attribuirsi al pittore foriano Cesare Calise (vd. sotto), autore di molte opere in giro per l’isola, specie nella chiesa di San Carlo Borromeo a Forio, in località Cierco (più conosciuta come Santuario Madonna della Libera).
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2. Panorama di Forio e di Ischia
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Sempre a Forio, stavolta nella Basilica di San Vito Martire, c’è da vedere la “Gloria della Vergine con San Vito e Santa Caterina d’Alessandria”. La tela, alle spalle dell’altare maggiore della chiesa, è opera di Alfonso Di Spigna, pittore lacchese molto attivo nel XVIII secolo sull’isola d’Ischia. La particolarità, in questo caso, è il panorama settecentesco di Forio ben visibile in basso a sinistra (vd. sopra). La collocazione del paese ai piedi di San Vito evoca esplicitamente la protezione del patrono ed è un espediente che ricorre anche nella chiesa Santa Maria di Portosalvo a Ischia Porto. Ai piedi della “Madonna di Portosalvo” c’è, infatti, una magnifica veduta dell’antico Lago De’ Bagni (vd. sotto) aperto a porto dai Borbone negli stessi anni di edificazione della chiesa.
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3. Il ruolo dei pescatori
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A dispetto del loro esser minoranza, i pescatori hanno avuto un ruolo decisivo nella formazione del “genius loci” dell’isola d’Ischia. Al loro ingegno e alla loro generosità si deve infatti la costruzione di molte chiese sull’isola. Due in particolare: la Chiesa Collegiata dello Spirito Santo a Ischia Ponte (vd. sopra) e la già richiamata Santa Maria di Loreto a Forio (vd. sotto). Per inciso, due tra le chiese più belle che ci sono sull’isola.
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4. Il culto di San Michele e San Giorgio
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E, sempre a proposito di pescatori, San Michele e San Giorgio sono i patroni di Sant’Angelo (vd. sopra) e Testaccio (vd. sotto), due dei tre borghi marinari (l’altro è Ischia Ponte) dell’isola d’Ischia. La curiosità, in questo caso, è che entrambi i santi sono – quasi sempre – raffigurati nell’atto di trafiggere un drago, chiaro riferimento al male sconfitto dal bene. Sulla scorta di questa rappresentazione, assai diffusa anche nel mondo ortodosso, a Ischia si è diffusa una leggenda di tradizione orale che fa risalire il nome di diversi casali dell’isola, appunto, allo smembramento del corpo di un grifone: Panza, Fontana, Ciglio, Piedimonte, Bocca, sarebbero le parti anatomiche di quest’animale mitologico, profeta di sventura (da non perdere, a fine settembre, la spettacolare processione via mare di San Michele Arcangelo).
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5. La coda del diavolo
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Una delle tante
storie di mare dell’isola d’Ischia, utile a chiarire ancor di più quanto finora detto, è la leggenda della coda del diavolo. “A cor ‘e zefer” in dialetto, temibile tromba d’aria che in ogni momento poteva cogliere di sorpresa uomini e imbarcazioni in mezzo al mare. C’era però un rimedio assai efficace per scacciare il maligno: sporgersi dall’imbarcazione col sedere in bella mostra per fare vedere al diavolo di non aver la coda. Contestualmente, a completamento dell’esorcismo, bisognava recitare uno speciale Pater Noster per scacciare definitivamente il pericolo naturale ricondotto all’azione del maligno.
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