Per molti anni del terremoto che il 28 luglio 1883 devastò Casamicciola Terme, Lacco Ameno, e in parte Forio non si è parlato più. Ovviamente se ne è continuato a parlare in ambito scientifico (architettura, ingegneria, geologia), ma per il resto di quel sisma, e delle decisioni che furono prese in seguito per la ricostruzione, si è preferito tacere.

Il motivo di questa “damnatio memoriae”, operante soprattutto dopo la II guerra mondiale, era quello di non spaventare i turisti che nuovamente sceglievano di venire a Ischia in vacanza. Già nuovamente, perché il turismo sull’isola al contrario di quel che spesso viene raccontato non è affatto cominciato negli anni ’50 del secolo scorso.

Casamicciola viveva di turismo da molto prima e se non ci fosse stato il terremoto, quei terribili 13 secondi che alle 21.30 di sabato 28 luglio 1883 recarono distruzione e morte, la cittadina termale con ogni probabilità avrebbe conservato il suo primato turistico rispetto agli altri comuni isolani.

Non a caso lo spettacolo teatrale della compagnia “Uomini di Mondo” si apre con l’invito al pubblico a trattenere il respiro per 13 secondi. Un modo per rendersi conto di come un attimo possa invece durare un’eternità; ma soprattutto un modo per sintonizzarsi sulla sofferenza provata da una popolazione colpita da un sisma.

Certo quella dell’isola d’Ischia di cui racconta lo spettacolo, ma il dovere della memoria va esteso a tutte le popolazioni cui tocca l’ingrato compito di misurarsi con catastrofi naturali così imponenti. Il terremoto di Casamicciola, poi, fu talmente devastante da dare il là anche al proverbio “Succede Casamicciola” che si diffuse – oggi diremmo in maniera “virale” – in tutta la penisola.

Lo spettacolo, che ha lo stesso titolo del proverbio, ruota tutto attorno ai sopravvissuti ai fatti del 1883. Episodi di famiglia, mamme, mogli, padri, figli, figlie, ufficiali, ministri, protagonisti dei soccorsi, della ricostruzione, fino al re Umberto I che non fece mancare la sua vicinanza alla popolazione dell’isola d’Ischia.

Grazie a un lungo e paziente “recupero della memoria” condotto presso la Biblioteca Antoniana di Ischia, Valerio Buono e Corrado Visone (fondatori della compagnia “Uomini di Mondo”) sono riusciti a portare in scena il dolore e la voglia di rinascita che caratterizzò i giorni, i mesi, gli anni immediatamente successivi alla catastrofe.

Un bilancio per forza di cose critico, dove alla tempestività dell’intervento statale fecero da contraltare non poche polemiche per la decisione di ricostruire il paese a ridosso del mare, lasciando quella parte alta – Sentinella e dintorni – dove fino a prima del sisma erano concentrati gli alberghi e le ville più belle dell’isola d’Ischia.

Oggi del terremoto di Casamicciola Terme non rimane quasi nulla. A parte questa bella e meritevole opera di teatro civile che abbiamo provato a raccontare, resta la toponomastica (Rione Genala, Depretis, De Zerbi, Regina Margherita ecc.) e poc’altro.

Da qui l’auspicio fatto in chiusura di spettacolo affinché una strada venga intitolata “XXVIII luglio 1883”, data che segna una cesura nella storia dell’isola d’Ischia. Infatti esiste un “prima” e un “dopo” terremoto che val la pena ricordare, anche a vantaggio di quei turisti, e sono tanti, interessati ad approfondire il “genius loci” della più grande tra le isole partenopee.

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